L’emozione di suonare il tamburo e girare la bandiera

Riprendono oggi gli allenamenti per alfieri e tamburini.

Le emozioni  di Marco Cancelli, alfiere, raccontate da Andrea Colnago

 

“Se guardo gli allenamenti per alfieri e tamburini con gli occhi di un bambino per prima cosa vedo il gioco, nel senso forse più primordiale del termine. Inteso come divertimento, come scoperta, come avventura e come magia. Prendere le mazze, stringerle, afferrarle e battere, bussare, fare rumore, tanto rumore! E poi ancora lanciare la bandiera, raccoglierla, arrotolarla e farla volare, e ancora sfiorarne la stoffa, accarezzarla, piegarsi, saltare, e farla volare di nuovo.

Un gioco non fine a se stesso, – che poi, anche se fosse, che male ci sarebbe? Il gioco di un bambino è sempre una cosa seria! – e che presto diventa occasione di apprendimento, tramite l’osservazione, l’ascolto, la fatica, il sudore, a volte lo sconforto perché quel passaggio sembra che non ti riesca mai, e infine la gioia e la soddisfazione per esserci riuscito, grazie al provare e al riprovare. Grazie agli allenamenti, appunto.

Ed è così che pian piano il “lanciare” del bambino diventa “far girare” la bandiera, cercando di diventare un tutt’uno con essa, facendola danzare e accompagnandola con eleganza.  

 E il “battere”, il “bussare”, diventa “suonare“, e il suonare diventa un messaggio da far rieccheggiare in tutta Siena. Quel che era rumore e chiasso, diventa ritmo e musica. Quel che prima era un affascinante caos prende forma, e diventa struttura, poesia ed eleganza.

Il bambino, poi ragazzo, entra così sempre più a far parte di una stretta e unica cerchia, imparando e facendo proprie le sue regole, le sue leggi, i suoi ritmi, il suo linguaggio, la sua filosofia e la sua anima. Ed è un’emozione difficile da spiegare, è un sapere che si tramanda di generazione in generazione. Ma se guardo attentamente, accanto a quel bambino c’è sempre un babbo, una mamma, un nonno, una nonna. E anche nei loro occhi posso ritrovare lo stesso gioco, lo stesso divertimento, la stessa magia, nella dolce consapevolezza che il futuro di quel bambino, citando uno dei più bei sonetti di sempre, germoglierà dal loro passato.”