In una città con un altissimo tasso di disoccupazione e di analfabetismo, nasce, il 20 novembre 1873, la Società della Stella. Istruzione e beneficienza erano i capisaldi di un’associazione che ha lasciato una traccia tangibile nella ricca biblioteca popolare conservata in archivio. Immediato è il successo della Stella che, superate le diffidenze di certa stampa locale avversa alle Contrade, viene sostenuta anche dall’allora sindaco, Luciano Banchi.

Le cose vanno bene fino al 1880, quando la Contrada inizia a mettere paletti che intralciano l’attività della Società, costretta a trasferire la propria sede nel Casato. Inizia la presa di distanza dell’Onda dalla Stella, avvertita, all’epoca, come qualcosa di sostanzialmente estraneo alla Contrada. La Duprè nasce dalla fusione di più realtà associative, ognuna “dedicata” a scopi diversi, ma legata all’appartenenza della maggior parte dei soci all’Onda. La Società dei Pubblici Spettacoli, quella delle Feste Popolari, la Pergola, la Società dei Trenta, la XXIV maggio, convergono e si riuniscono nella Duprè. Le attività si suddividono tra la solidarietà, l’istruzione, le feste e i banchetti. Alla fine, si approda alla costituzione di una Società di Mutuo Soccorso per nativi, abitanti e protettori della Contrada dell’Onda, intitolata a quel Giovanni Duprè, tanto festeggiato, anche in vita, dagli ondaioli, che lo vollero membro onorario. La composizione sociale della nascente Società Duprè è formata per la maggior parte da capi-famiglia che perseguono un soccorso mutualistico.

La storia immobiliare della Duprè parte da locali miseri e bui. La parte del Mercato vecchio, che ospitava l’accesso alla Società era in stato di degrado generale e doveva essere recuperata con un intervento dell’amministrazione comunale. Appena ottenuto un tetto, si fa strada la necessità di acquistare un proprio locale sociale. Essere proprietari comporta, l’esigenza di migliorie e la difesa del bene comune faticosamente acquisito: c’è da preoccuparsi, delle condutture idrauliche, dell’illuminazione, degli arredi, degli ampliamenti, delle ristrutturazioni. L’orto da coltivare, la realizzazione del “pallinaio”, la costruzione di un muro di cinta, l’eliminazione di una delle fonti e l’abbellimento della restante con un delfino, l’apertura di un ingresso più consono e decoroso, occupano i decenni che vanno dall’acquisto dei locali al 1960. È in questo periodo che si provvede alla pavimentazione del piazzale, richiesta a gran voce dalla “Commissione ballo”, molto attiva in quegli anni di “swinging Ondon”.

Il periodo successivo alla Grande guerra e gli avvenimenti politici non favoriscono la progettualità, quanto le strategie di sopravvivenza. Con l’avvento del ventennio fascista la Duprè cerca di ripararsi sotto l’ala protettrice della Contrada, che aveva beneficiato di contributi per il Palio e aiuto e sostegno in varie occasioni. Tuttavia, ciò non riesce ad evitare che, nel 1936, i dirigenti fascisti si impadroniscano della Società. Gli ondaioli, politicamente suddivisi, per la maggior parte, tra anarchici, socialisti e comunisti, lotteranno a lungo per riprendersela e liberarla da una prepotente gestione politica. La Società chiude i battenti e liquida i soci, per riaprire l’anno successivo come “Dopolavoro G. Duprè” fra i nativi della Contrada dell’Onda, con circa cento soci. Contrada e Società vanno di pari passo, con l’accensione di un mutuo, da parte dell’Onda, per l’acquisto dei locali della Duprè.

La guerra rallenta notevolmente le attività del Dopolavoro, inchiodato ai dettami del regime, fino al 3 luglio 1944. Lo scioglimento del Partito Nazionale Fascista ha, come conseguenza, lo scioglimento del Dopolavoro e del suo Direttorio. La Contrada può riprendere in mano le redini della Duprè, e lo fa formando una nuova Società di Contrada, libera e apolitica, contrastando i tentativi di formare una Duprè antifascista. Si inizia, da subito, ad aprire la strada della Duprè ai contradaioli e ai protettori. Tuttavia, il contesto sociale dilaniato dalla guerra appena terminata, rende difficile il distacco della politica dalla fede contradaiola

Alla fine della Seconda guerra mondiale, il tessuto sociale della Duprè era da rifondare ex novo. Negli anni Cinquanta la Contrada è stremata, impoverita di finanze e di energie. Sarà proprio la Duprè, con la sua operatività, a ridarle ossigeno. Poche persone, ma determinate, ancora una volta si sono rimboccate le maniche e hanno ricominciato da capo, lavorando come singoli e in gruppo per il bene comune. Si deve arrivare alla metà degli anni Cinquanta, con Velio Lusini, per assistere alla ripresa di lavori di risistemazione, l’ampliamento della biblioteca, la realizzazione dei servizi igienici. Una decina di anni dopo, grazie alla tenacia di Robertino Neri e del Priore, Lelio Barbarulli, si creano le premesse per un ampliamento sostanziale dei locali della Duprè.

Nel 1965 si decide di rimandare lo sbancamento, che avrebbe portato anni dopo alla realizzazione del salone, a favore di un collegamento tra i vecchi e i nuovi locali, dove ora c’è il corridoio sul quale si affacciano i servizi igienici, che prima erano spazi adibiti a cucina. Nell’arco di tre anni, viene risistemata quella che è l’attuale sala da gioco, e si riesce nell’obiettivo ambizioso di acquistare un quartiere e, di comprare anche i locali dell’attuale pasticceria. La Duprè, come oggi la conosciamo, comincia ad assumere la propria familiare sionomia.

Gli ondaioli si trasmettono sogni che, sia pure dopo decenni, riescono sempre a realizzare. Passano solo cinque anni dal riesplodere della “mania del calcinaccio”. Protagonista è il Presidente Angelino Bini, che difende con passione la necessità di un ampliamento globale e molto ambizioso. Nasce così, tra mille difficoltà burocratiche, il salone e il secondo ingresso da Vicolo Ugurgeri. Sotto la presidenza Bini, nel 1974, sarà sancita un’altra svolta storica: l’autogestione della Società. Da quel momento, saranno i contradaioli, uomini e donne, con la propria opera volontaria, a gestire la Duprè.

La concessione edilizia, arrivata nel 1977, dette il via ai lavori che, tra mille difficoltà, ritardi, inciampi, compresa l’ostilità del proprietario delle Fornaci, al quale venne con fatica strappato un pezzo di terreno e l’accesso al cantiere, resero la Duprè la società di contrada più bella e moderna di tutte.
Nel 1981 venne finalmente il momento del taglio del nastro per la nuova Duprè.

L’aggregazione assume contorni meno legati al bisogno e più al piacere di stare insieme. Prosperano sociali di tutti i generi: conviviali, culturali, ricreative. La discoteca organizzata da generazioni di giovani ondaioli, fin dalla febbre del sabato sera degli anni ottanta, ha preso il posto del ballo più tradizionale; il Festivalbarre e i vari spettacoli teatrali hanno sostituito gli spettacoli cinematogra ci degli anni Sessanta e Settanta; le interminabili partite a carte hanno preso il posto delle tombole.

Come altre Contrade, che hanno avuto una felice espansione nelle valli incastonate dentro le mura da un Piano Regolatore illuminato, anche la Duprè è riuscita a ottenere un polmone verde, con l’acquisto della terra al quale gli ondaioli hanno generosamente contribuito. La terra, legata al nome del presidente Giuseppe Dironato, oggi elevata al rango che le è più consono di giardino, ha avuto bisogno di risistemazioni continue, e soprattutto della ricostruzione e consolidamento del muro che la delimita. Negli anni si è dotata di servizi e di annessi utili allo svolgimento delle attività. I giardini, una sorta di residenza estiva degli ondaioli, luogo piacevolissimo e lungamente desiderato, fanno da cornice a cene, discoteche all’aperto, spettacoli ed eleganti ricevimenti della vittoria. Richiedono fantasia nell’ideazione delle attività e grande impegno ma garantiscono anche un corrispettivo in soddisfazione e capacità di attrazione, in una Contrada dove, in pratica, il rione e Società sono arrivati a coincidere.

La Duprè, che ha festeggiato nel 1990 il proprio Centenario, continua ad essere una realtà dinamica, fatta di lavoro instancabile e di iniziative aggreganti.